Johann Sebastian Bach scrisse circa 200 Cantate Sacre. Nate con il preciso obiettivo di inserirsi nel contesto liturgico della Germania pietista e riformata del Sei-Settecento esse costituiscono il corpus senza dubbio più copioso della produzione del Kantor tedesco e, nel contempo, uno degli aspetti più interessanti della sua poetica stilistica.
Vi è la ferma convinzione che trattare in sintesi i contenuti tecnici e soprattutto estetici di oltre 200 Cantate può rivelarsi un impresa complessa senza quell’effettiva comprensione che si ottiene solamente dopo aver studiato, concertato ed eseguito ognuna di esse. Il grande genio tedesco si rivela moderno oggi per il fascino che la sua musica sacra, un culto per molti, rivela in ogni sua varietà di idee, forme, melodie e strumentazione strabiliante. All’interno di uno schema compositivo come la Cantata si svelano inaspettate soluzioni di imprevedibile e mai scontata varietà innovativa.
La scelta di proporre un’ esecuzione con l’ausilio di strumenti barocchi nasce da una precisa esigenza e desiderio di volersi appropriare di quelle sonorità che lo stesso Bach cercava di sviluppare continuamente: nell’immensità della musica scritta, ogni strumento è portato alla luce in tutte le sue risorse tecniche del tempo con parecchie anticipazioni su quello che si sarebbe appreso in seguito. Se fino a qualche anno prima, con i Gabrieli, Monteverdi, Schütz e tutta la scuola del Primo Barocco si scriveva per “ogni sorta di istromenti” con Bach, ogni strumento, in particolare se usato solisticamente, conferisce alla Cantata una risalto peculiare, frutto della personalità che questo o quello strumento le conferiscono. L’orchestrazione bachiana poi, frutto di una profonda conoscenza delle sonorità di ogni strumento, ogni colore, ogni impasto è da attribuire a quei canoni di proporzione formale che rende sempre interessante e brillante il suo comporre Gli strumenti moderni sono il frutto di una continua miglioria tecnica costruttiva e di una ricerca del suono più potente; pensare alle esecuzioni di Bach con quest’ultimi, a parità di resa tecnica, è togliere quello spirito che deve aver pervaso l’autore nella scelta timbrica da conferire a quel preciso testo sacro.
Il Coro del Friuli Venezia Giulia da ormai 18 anni ha intrapreso il lungo percorso che lo porterà ad eseguire tutte le 200 Cantate Sacre di Bach. Un lungo cammino iniziato con l’Orchestra Barocca Tiepolo del FVG, per poi collaborare con molte altre orchestre impegnate nell’uso degli strumenti originali o copie di essi, dalla Capella Savaria, storica formazione ungherese, alla Venice Baroque Orchestra, via via fino all’ultimo partner di questo percorso, l’Orchestra Barocca San Marco di Pordenone. In questi anni si è pregiato della collaborazione di direttori esperti della prassi esecutiva e solisti che hanno tracciato un solco e uno stimolo verso questo grande progetto. Il compianto maestro Gustav Leonhardt, i direttori come Ton Koopman, Andrea Marcon, Filippo Maria Bressan, il soprano Emma Kirkby, il violoncellista Christoph Coin, il trombettista Gabriele Cassone sono solamente alcuni dei grandi interpreti che hanno apportato il loro contributo alla crescita interpretativa del coro.
I Cicli delle Cantate di Bach non vogliono essere dei concerti, ma una riproposizione “liturgica” di quello che ogni domenica, con una Cantata diversa, si poteva ascoltare nella ThomasKirche di Lipsia. Questo, e solo questo, vuole essere lo spirito, che pervade la gioia di intraprendere una strada così lunga nel sentiero della bellezza.
Le Cantate di J.S. Bach sono da sempre sostenute dalla Fondazione Friuli che, per prima, ha creduto in questo progetto unico in Italia.
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